Cronaca di una splendida giornata di fatica

“Io mi ricordo, quattro ragazzi con la chitarra
E un pianoforte sulla spalla
Come pini di Roma, la vita non li spezza
Questa notte è ancora nostra”

Venditti emoziona cosi generazioni di giovani e meno giovani, che devono fare i conti con una tempesta di gioia, emozione ed ansia prima di un esame, prima di una giornata importante.

Tra quei non più giovanissimi, questa sera di sabato 20 luglio ci siamo anche noi.

Noi che prepariamo meticolosamente le maglie applicando con le spille da balia (che poi uno se le ritrova nel borsone dello sport, nel cassetto della cucina, nella scatola degli aghi della mamma, e ricordi ti chiedevi da bambino “ma come farà la mamma ad avere tutte queste spille da balia?”, ora penso…vuoi vedere che faceva le granfondo?) il numero con il nome sul retro della divisa del team. Prepariamo l’abbigliamento per il giorno successivo anche se fino all’ultimo “...però era meglio smanicato e manicotti!“. Prepariamo la strategia alimentare durante la pedalata del giorno successivo (ovviamente saltata dopo i primi 40km). 

Noi ciclo-amatori, ciclo-amici che cerchiamo di approcciare a questa GF con il massimo rispetto della mitica salita e con la speranza di portarla a casa entro un tempo limite che dentro di noi rappresenta la vera sfida.

Certo, domani ci sarà una gara; e si, ci sono degli atleti che potrebbero salire veloci quasi come i PRO, ma noi… noi siamo amatori, e per noi la sfida è finirla, ed essere soddisfatti.

Quindi ceniamo, sempre insieme al fantasma delle buone azioni con le sembianze del nostro nutrizionista che ci sussurra dalla spalla “riso bianco, carne magra e verdura…” all’orecchio. Vince lui, anche se ci prendiamo una leggera libertà, RISOTTO ALLO ZAFFERANO (tanto per sentirci trasgressivi!) e poi i famosi 200 etti di pollo a testa (Chef Andrea ha voluto fare le cose in grande, grandissimo, vedi mai che in gara calino le proteine nobili…) conditi con verdura di stagione.

Ed ora possiamo rilassarci, e prepararci al meritato riposo. Ognuno di noi cerca di trovare il lato più comodo su cui dormire meglio e riposare spirito e muscoli; troviamo invece un bel peluche di nome “AGI” e cognome “TATION” da stringere forte fino alle 6.00 della domenica, l’ora in cui sono puntate le sveglie.

Buona notte… 

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Domenica:

Inutile dire che le sveglie suonano a vuoto, ovviamente siamo già svegli da 15 minuti almeno.

Rassettiamo i letti da buoni boy scout ed iniziamo a prendere conoscenza con la temperatura esterna e con il pan carrè, reso meno triste dalla ottima marmellata che ha portato Marco.

Obbiettivo di breve periodo: essere a Sestriere alle 8.00 per scendere a Borgata in griglia entro le 8.30

Carlo (a volte la pignolerìa…) nota un leggero gioco della serie sterzo, questo gli causa in frenata sui tratti in discesa (ho specificato, perchè non pensiate che Carlo freni anche in salita) delle vibrazioni anomale, nulla di grave sia chiaro, ma i ciclisti a volte sono davvero DAVVERO rompiscatole. In realtà quello che non sapete è che Carlo in discesa ha tendenzialmente l’abitudine di non farsi troppi scrupoli e complice il “peso piuma” e la cara vecchia fisica dei corpi che rotolano su un piano inclinato, affronta senza troppi timori curve e tornanti, ed oggi di discesa ne dobbiamo fare parecchia. Meglio cercare di fare una controllatina in più.

Entriamo in griglia alle 8.45, abbiamo già accumulato 15 minuti di ritardo sul programma, in discesa. 

E’ il segnale che oggi qualsiasi programma salterà, ma rimaniamo ottimisti.

In griglia troviamo anche il quinto moschettiere, Alessandro il nostro “ultracycler”; lo salutiamo due volte, una perchè è arrivato a Sestriere in mattinata, l’altro per quando ripartirà per andare a casa, già perchè quando lui finirà (il lungo) noi saremo ancora a Pragelato (facendo il medio).

Ore 9.00, dopo il conto alla rovescia dello speaker le griglie avanzano, il gruppo si compatta e si passa sui tappeti del via!

Si parte carichissimi, gambe ok, temperatura ok, si segue la fiumana dei 2000 partecipanti e sfila… in salita

Procediamo di gran carriera a 90/95 pedalate al minuto rispettando la velocità di crociera dei 10km/h. 

Quest’anno per cercare di garantire un po’ più di sicurezza, invece di partire tutti e 2000 in discesa, l’organizzazione ha pensato di farci percorrere i primi 3km di salita per allungare un po’ il gruppo. Quindi questi primi chilometri sono cosi, ti dicono subito “ehi tu, hai deciso di iscriverti qui oggi? ti sei presentato e pensi davvero che sia una passeggiata? Pensavi di arrivare a Susa bello fresco, vero? Eh no caro, ti faccio vedere io chi comanda qui!” e giù a sbanfare di prepotenza.

Il primo della gara raggiunge Susa dopo 45km di discesa in 1h02′, noi riusciamo ad arrivarci in 1h13′ (e del gioco della serie sterzo, Carlo se n’è fatto una ragione). 

Da qui inizia l’ascesa al Colle delle Finestre, da qui inizia la propria personale battaglia contro le pendenze, che non sono per niente accomodanti.

Il primo tratto infatti rimane tutto in doppia cifra come pendenza fino dopo Meana di Susa, dove inizia l’ombra del boschetto che spezza la morsa del caldo in questa domenica particolarmente calda e soleggiata.

Ognuno di noi sale al suo ritmo, sappiamo che ci aspetteremo al colletto di Meana dove la fontanella viene presa d’assalto per riempire le borracce e dove inizia lo sterrato.

Si chiudono qui i primi 12km di salita, dopo Meana per fortuna ha “spianato”… si saliva al 9/10% fisso, rispetto ai 12/14% del primo tratto… si stava meglio.

Qualche chiacchiera alla fontanella, che si trasforma presto in un pit stop obbligato data l’elevata affluenza del serpentone in ascesa; il tempo di brindare con un gel, smorzare la stanchezza con qualche battuta e poi si riparte per affrontare lo sterrato, anche qui si cerca di mantenere il proprio ritmo “ci vedremo sul colle”. In realtà già salendo la vegetazione sui tornanti permette di mantenere l’occhio attento ai compagni di squadra con l’inconfondibile manica sinistra gialla, chi davanti e chi dietro, siamo tutti a vista d’cchio, e la cosa non ci dispiace affatto. 

In una GRANFONDO infatti sei sempre in mezzo a tanti “colleghi”, alcuni li riconosci oramai dalla divisa o dalla bici; li vedi alle altre granfondo o nei circuiti locali più ristretti. Si perchè sono di Vercelli, o di Torino e sono tutti volti conosciuti, ma in realtà sapere che qualcuno di Effebike, del tuo Team, è a “portata di occhio” è un sollievo, qualsiasi cosa accada sei più tranquillo.

Lo sterrato non è affatto clemente: è stato battuto e sistemato ma contro la natura l’uomo non può fare molto, e ben presto la strada dal fondo duro e pulito lascia il posto a lunghi tratti di ghiaia e sabbia che rendono impraticabile l’ascesa “al mio ritmo“. La montagna torna a parlarti silenziosamente: “…ehi ciccio, ti devi adeguare a chi ti precede, al SUO ritmo, perchè non hai altra scelta!”

A volte sali a 65 pedalate al minuto con il tuo 34/30 sapendo di reggerlo senza affaticare troppo le gambe, ma a volte ti devi adattare e salire a 45/50, consapevole che stai bruciando un sacco di energie, e che prima o poi il fisico ti presenterà il conto.

Ora però la priorità diventa quella di non mettere giù il piede spezzando il ritmo, e speri di non cadere a terra come hai visto fare a qualcuno davanti a te.

La strada sale, sale e sale, e ti porta nell’ultimo tratto a vedere da sotto gli ultimi 6/7 tornanti; li vedi tutti fino alla cima del colle e più a destra l’ottocentesco forte che sovrasta la valle.

Rimane un problema: non basta vederlo, devi ancora attraversarlo quel colle. Abbassi la testa e pedali, cerchi la traccia più battuta in mezzo ad una mulattiera malmessa, tu tra decine di ciclisti, tutti alla ricerca di una traccia percorribile senza troppi rischi.

Inizi anche fare qualche calcolo (forse per capire se sei mentalmente lucido o inizi a perdere colpi): 

“ok, il colle è posto al km70, il Garmin mi dice che sono a 66.5, mancano 3km e mezzo (evviva, il cervello risponde), sto andando a 7km/h… A SETTE?!?!? (ti rassegni, segna proprio quello), ok a 7 km/h… significa che arrivo su tra… 30 minuti. Cavolo eppure è li, lo vedo benissimo, si sentono addirittura quelli che dall’alto tifano i compagni … ancora 30 minuti così???” 

Eh si, ancora 30 minuti cosi; poi ti guardi attorno, e capisci che quei 30 minuti di fatica possono passare in fretta perchè sono accompagnati dalla bellezza del paesaggio.

Alla fine spunta, è lui, quell’ultimo tornante con rettilineo finale. Lo riconosceresti tra altri mille, anche se hai la testa bassa ne riconosci il muro a sinistra fatto di sassi, vedi i fotografi ufficiali della manifestazione e senti i “BIIIIIIP” dei chip MySdam che suonano più avanti. 

E’ fatta, è davvero finito ora. Non mi interessa più se c’è troppa ghiaia sotto le ruote, non mi interessa se mi alzo sui pedali e perdo aderenza per un paio di pedalate, sono li e ho finito. FINALMENTE SONO ARRIVATO!!! 

Purtroppo quest’anno non hanno gestito benissimo il ristoro, troviamo infatti solo fette di arancia, sali (in polvere) e niente acqua (!!!). Non certo un trattamento da Granfondo di questa portata.

Da qui in avanti il team tira fuori il vero spirito di gruppo. Alessandro a quest’ora si starà sfilando gli scarpini e ritirando la bici in macchina, Andrea che ha scelto di affrontare il lungo è ben più avanti di noi, sarà sicuramente già diretto a Pragelato; Marco, io e Riccardo invece ci compattiamo e scendiamo insieme alla ricerca di acqua.

Riusciamo a rifornici in maniera decente solo al fondo della discesa, a Pourrieres.

Inizia l’ascesa al Colle del Sestriere, l’ultima fatica della giornata. 

Un rientro lungo 16km non troppo impegnativi sulla carta in condizioni normali, è una salita unica che non presenta grosse asperità, ma non dimentichiamoci che siamo reduci dal Finestre, e le gambe non sono più cariche come prima. 

Marco di gran carriera batte strada e fà il ritmo (la strada tra l’altro non è bellissima: una statale che sale nel fondo valle, larga, tutta sotto il sole, un leggero vento contrario e a per di più a quest’ora la strada è aperta al traffico, non più chiusa come lo era prima). 

Marco è coriaceo, detta legge con una velocità di crociera sostenuta: 25, 26, ora 27 kmh… pendenza media del 3%.

Forse sono io che non ho il fisico ma inizio seriamente a preoccuparmi “se non rallenta salto tra 100metri!”, alla fine procediamo così per 8km, poi la salvezza: una fontanella. 

Dopo una frenata degna della Lamborghini di Automan, ci fiondiamo a riempire le… NO, A FARE IL BAGNO NELLA FONTANA!!! 

Riccardo accusa il caldo, in pieno stile Anita Ekberg entra a piè pari nella fontana fino alla vita, una azione che con il senno di poi, gli invidio ancora adesso.

Lo spirito Effebike è ancora alto; siamo stravolti e la fatica ci fa sbuffare ogni 200 metri, ma lo spirito è alto. 

Ed è questo il segreto che ci permette di arrivare fino a Sestriere: lo spirito di squadra e l’amicizia. 

Ci sosteniamo uno con l’altro condividendo energie, cercando di strapparci ancora qualche risata e finalmente eccoci a Sestriere, addirittura nell’ultimo Km rilanciamo la pedalata (o meglio, passiamo da velocità lumaca a velocità tartaruga…) e affrontiamo il rettilineo del paese che ci porta alla salitella del traguardo, tagliandolo abbracciati tutti e 3 con il sorriso in viso.

Ce l’abbiamo fatta, la Granfondo è finita da un pezzo, noi abbiamo deciso di non fermarci al pasta party organizzato dal comitato organizzativo, optando per una doccia e un aperitivo domestico rilassante, cercando di recuperare una parvenza di energie.

La sera rientriamo tutti a casa, con il fisico scarico ma nel cuore la soddisfazione di avere degli amici con cui condividere fatiche, crisi e gioie di questi eventi sportivi. 

“Si accendono le luci qui sul palco
Ma quanti amici intorno
Mi viene voglia di cantare
Forse cambiati, certo un po’ diversi
Ma con la voglia ancora di pedalare”